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Via Etnea, l’anima fascinosa di Catania

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A chi guarda casa sua con la meraviglia del forestiero, a chi da lontano non la perde mai di vista, è dedicato “Giù al Sud”, il bel libro di Pino Aprile sul meridione d’Italia. Alle stesse persone va questo omaggio al simbolo e cuore della città di Catania, la sua via Etnea.

L’arteria commerciale, culturale e sociale della città, variopinta nelle sue numerosissime gelaterie, elegantissima nei suoi tanti palazzi signorili (Toscano, Libertini- Scuderi per dirne solo due), custodi di una ricchezza e di una memoria storica che solo ai più attenti e sensibili è dato scoprire, nei suoi giardini privati e pubblici, nello sfarzo dell’arte barocca onnipresente.  La Via Etnea, è unica al mondo, anche solo per il nome che porta, quello del vulcano attivo più alto d’Europa che la sovrasta.

Le palme, gli edifici scuri in pietra lavica, la vetta minacciosa e familiare allo stesso tempo dell’Etna in lontananza, magari le luci della festa di Sant’Agata che avvolgono i suoi palazzi, questo è lo scorcio fantastico che si presenta agli occhi meravigliati e mai annoiati del catanese che qui è nato e cresciuto anche se adesso lontano.
Nei viaggi di chi ha esplorato la Sicilia, Via Etnea assume un carattere del tutto peculiare, anche rispetto alla più importante Palermo.

Nel suo reportage del 1952 il giornalista Alfredo Solarino nota che il grande particolare che distingue Catania da Palermo sta proprio nelle vie principali delle due grandi città siciliane: Viale della Libertà negli anni ’50 era lo sfoggio delle residenze dei parlamentari regionali che vivevano nel capoluogo di regione, cuore della vita politica e burocratica dell’isola. Via Etnea è invece il fulcro della vita mondana della città, il luogo di ritrovo della linfa letteraria catanese, con i suoi Verga Brancati, Patti.